A cura del Dott. Antonio Marra revisionato il 10/11/2022.
Il trattamento estetico a base di PRP è una recente e valida procedura che consente di ottenere un notevole miglioramento e ringiovanimento della cute, sfruttando un preparato organico prelevato dall’organismo stesso; in questo modo, il trattamento scongiura potenziali effetti tossici e si dimostra assai sicuro e non invasivo per la persona.
È ben noto che la maggior parte delle persone che richiede consulenze di medicina estetica lo fa per tentare di frenare un processo che, purtroppo, è inesorabile e spietato: quello dell’ invecchiamento cutaneo. Il fisiologico processo di aging rende il biglietto da visita della nostra persona, ossia il tessuto cutaneo, progressivamente più involuto e degenerato, fino a giungere a una pelle flaccida e cadente, con la formazione di rughe, lassità cutanee ed altri inestetismi della pelle.
Le procedure di medicina estetica normalmente impiegate per attenuare i più classici inestetismi cutanei legati all’invecchiamento come le rughe statiche, le zampe di gallina e le aree secche prevedono spesso l’utilizzo di filler; i filler sono sostanze ad uso volumizzante, iniettate direttamente a livello dermico, per rendere la cute più piena e tonica. I filler, tuttavia, presentano un effetto collaterale: non tutte le persone sono tolleranti al loro utilizzo, con la comparsa non rara di reazioni allergiche importanti.
Gli ultimi avanzamenti della tecnologia medica hanno condotto, per scongiurare i fenomeni di tossicità e di allergia dovuti ad alcuni filler, alla scoperta del cosiddetto PRP, sigla che sta per Platelet-Rich Plasma, ossia Plasma Ricco in Piastrine. Il PRP, ottenuto per arricchimento del siero con piastrine autologhe, è impiegato attualmente non solo per ottenere un effetto ringiovanente sulla cute, ma anche in ambito ortopedico e post-chirurgico.
E’ un acronimo che sta a indicare Platelet-Rich Plasma, ossia Plasma Ricco in Piastrine. Il plasma, come è noto, rappresenta la componente liquida del sangue, costituendone all’incirca il 55 %, formato da acqua ed elettroliti, mentre la sua componente figurata (o cellulata) è rappresentata da globuli rossi (44 %), globuli bianchi (< 1%) e piastrine (< 1%).
Se le piastrine costituiscono meno dell’1% del sangue e, per di più, sono disposte in una fase liquida, perché si parla di Plasma Ricco in Piastrine? Semplice: il PRP è ottenuto, una volta prelevato il campione di sangue dal paziente, centrifugando la provetta per diversi minuti, in maniera da ottenere la stratificazione selettiva di tutte le piastrine presenti, le quali tendono ad accumularsi nella parte superiore della provetta. Lo scopo del funzionamento del PRP è proprio quello di separare le piastrine, componenti fondamentali e imprescindibili della tecnica, dal resto del sangue.
Qual è il nesso che connette le piastrine al ringiovanimento cutaneo? Le piastrine che sono state concentrate nel PRP custodiscono importanti proteine, denominate fattori di crescita piastrinici, che, una volta liberati, promuovono diverse azioni come:
Queste azioni, tra loro combinate, consentono di ottenere una maggiore pienezza della cute, di migliorare l’idratazione, di attenuare le rughe e di diminuire l’eventuale presenza di acne.
Il PRP trova largo impiego nel settore della medicina estetica e della medicina rigenerativa, proprio grazie agli effetti palesi dei fattori di crescita piastrinici nell’indurre proliferazione cellulare e sintesi di proteine strutturali; oltre al ramo estetico, questa tecnica viene sovente utilizzata anche in ambito ortopedico o in ambito post-chirurgico per promuovere la crescita cellulare di articolazioni o tendini danneggiati o in via degenerativa.
Restando nella medicina estetica, il PRP viene utilizzato come alternativa a tecniche tradizionali del ringiovanimento del volto basate su filler e tossina botulinica, per via del suo alto profilo di sicurezza e del suo rischio praticamente nullo di causare fenomeni di ipersensibilità;gli effetti dell’aging sul volto, dimostrati dall’aumento della densità di rughe frontali e glabellari, delle zampe di gallina e di altri inestetismi, è efficacemente combattuta tramite l’iniezione selettiva di PRP.
Dopo essere stato opportunamente preparato, il PRP viene inoculato, previa disinfezione, direttamente a livello dermico delle aree cutanee elette al trattamento; l’iniezione è resa attraverso una procedura di microneedling, ossia di perforazione multipla della cute con siringhe ad aghi sottili. Sono sufficienti 2 millilitri di PRP per l’iniezione: una volta penetrate a livello dermico, le piastrine sono attivate da fattori endogeni come lo stress meccanico e il collagene, rilasciando preziosi fattori come il PDGF (Platelet Derived Growth Factor) e il TGF-ß (Transformant Growth Factor – ß), i quali promuovono l’effetto globale ringiovanente del volto.
Ottenuto in laboratorio attraverso delle procedure standardizzate ed automatizzate: la concentrazione ideale di piastrine nella miscela si dimostra maggiormente efficace quando eccede di 2,5 volte la concentrazione normale delle piastrine nello stesso volume di sangue. Nonostante ciò, un PRP può contenere una concentrazione di piastrine dalle 2 alle 5 volte maggiori un campione di sangue normale.
La preparazione del PRP e la sua iniezione avvengono di norma, secondo le seguenti fasi:
L’effetto ringiovanente del PRP attecchisce in tempi differenti a seconda dell’assetto individuale del paziente e della severità degli inestetismi cutanei da trattare; il più delle volte, è necessario sottoporsi ad almeno tre sedute di iniezione di PRP, distanziate da un intervallo di almeno un mese l’una dall’altra.
I primi effetti sulla cute, che appare più lucente e tesa sono visibili circa un mese dopo la prima seduta mentre i pieni risultati della procedura si manifestano circa dopo tre mesi dall’ultima seduta, dove le rughe appaiono notevolmente più attenuate e distese, la pelle è più soda ed elastica e l’idratazione è più spiccata.
In linea di massima, i risultati di un trattamento completo di PRP durano per due o tre anni, ed è possibile associare a questa procedura anche l’assunzione di collagene idrolizzato o di collagene ricombinante, a causa della progressiva perdita di questa fondamentale proteina strutturale della cute; combinato al PRP, il collagene assunto in maniera “frammentata” (idrolizzato) o “tecnologica” (ricombinante) può conferire un notevole boost al processo di ringiovanimento della cute.
Fonti: