Disidrosi mani e piedi: cause e cura

Autore: Redazione
Negli ultimi anni, l’interesse clinico verso le dermatiti croniche localizzate è cresciuto sensibilmente, complice anche l’aumento dei fattori ambientali e comportamentali che possono aggravare tali condizioni. Tra queste, la disidrosi rappresenta una manifestazione particolarmente fastidiosa e ricorrente, che colpisce una percentuale variabile della popolazione, con picchi tra il 5% e il 20% nei pazienti con disturbi eczematosi delle mani e dei piedi.
Pur non trattandosi di una patologia grave, la disidrosi è frequentemente causa di consulti dermatologici per il suo carattere recidivante e per l’impatto che ha sulla quotidianità, sia da un punto di vista funzionale che psicologico. Le alterazioni cutanee che la caratterizzano possono interferire con attività professionali manuali, con il contatto interpersonale e con il benessere percepito del paziente, rendendo cruciale un inquadramento tempestivo e un trattamento adeguato.
Dal punto di vista epidemiologico, la disidrosi si osserva più frequentemente tra i 20 e i 40 anni, con una lieve prevalenza femminile. È spesso associata ad altri quadri eczematosi, come la dermatite atopica, e può essere aggravata da condizioni come l’iperidrosi o lo stress cronico. Nei mesi più caldi, le segnalazioni tendono ad aumentare, suggerendo un possibile legame con la temperatura e l’umidità ambientale.
“Pur non trattandosi di una patologia grave, la disidrosi è frequentemente causa di consulti dermatologici per il suo carattere recidivante e per l’impatto che ha sulla quotidianità, sia da un punto di vista funzionale che psicologico.”
Cos’è la disidrosi
La disidrosi, nota anche come eczema disidrosico o pompholix, è una forma particolare di eczema vescicolare localizzato alle superfici laterali delle dita, ai palmi delle mani e alle piante dei piedi. Le vescicole sono generalmente piccole, siero-ematiche, raggruppate e molto pruriginose. La loro comparsa è spesso improvvisa e può associarsi a bruciore, tensione cutanea e talvolta dolore. Nelle fasi più avanzate, le vescicole possono rompersi, dando luogo a fissurazioni, croste e talora a sovrainfezioni batteriche.
A dispetto del nome, la disidrosi non è legata a un disordine delle ghiandole sudoripare, bensì rappresenta una reazione infiammatoria cutanea la cui eziologia resta parzialmente sconosciuta. La condizione può manifestarsi in modo acuto, cronico o con pattern ricorrente, spesso aggravata da fattori ambientali, stress e allergeni.
Cause e fattori predisponenti
Le cause della disidrosi non sono del tutto chiarite, ma si ritiene che la condizione derivi da una combinazione di fattori endogeni ed esogeni. Tra i principali fattori scatenanti vi sono:
- Stress psico-fisico, che sembra influenzare l’insorgenza e la gravità delle manifestazioni;
- Allergie da contatto, in particolare a metalli come nichel e cobalto;
- Iperidrosi, ovvero l’eccessiva sudorazione, che aggrava il microambiente cutaneo;
- Clima caldo-umido, che favorisce la macerazione e l’irritazione della cute;
- Infezioni micotiche o batteriche preesistenti;
- Fattori genetici, evidenziati dalla maggiore incidenza familiare della condizione.
L’interazione tra questi fattori può innescare risposte immunologiche anomale a livello cutaneo, con conseguente infiammazione e formazione di vescicole. Non è raro osservare episodi disidrosici in pazienti già affetti da altre dermatiti o da atopia.
Sintomi e manifestazioni cliniche
La sintomatologia della disidrosi si presenta inizialmente con un prurito intenso e localizzato, spesso descritto come pungente o bruciante. Successivamente compaiono vescicole sierose di piccole dimensioni, profondamente localizzate nello spessore dell’epidermide, che conferiscono alla pelle un aspetto “a bollicine”. Le sedi più frequentemente coinvolte sono:
- I bordi laterali delle dita delle mani;
- I palmi delle mani;
- Le piante dei piedi.
Le vescicole possono coalescere formando bolle più grandi, che, rompendosi, espongono l’epidermide sottostante, rendendola vulnerabile a infezioni e fissurazioni dolorose. Nei casi cronici, la cute tende a diventare secca, squamosa e talvolta lichenificata. La sintomatologia può ripresentarsi ciclicamente, con fasi di miglioramento e riacutizzazione, soprattutto nei periodi di maggiore stress o in concomitanza con allergeni ambientali.
“Il trattamento della disidrosi deve essere sempre personalizzato, tenendo conto delle caratteristiche cliniche del paziente, della storia di malattia e delle eventuali comorbilità.”
Diagnosi differenziale
La diagnosi di disidrosi è essenzialmente clinica, basata sull’osservazione delle caratteristiche morfologiche delle lesioni e sulla localizzazione. Tuttavia, è fondamentale distinguere la disidrosi da altre patologie dermatologiche che possono presentare un quadro simile, tra cui:
- Dermatite da contatto irritativa o allergica;
- Psoriasi palmoplantare;
- Tinea pedis/manuum (infezioni fungine);
- Eczema atopico;
- Pustolosi palmoplantare.
L’anamnesi dettagliata e, se necessario, l’esecuzione di test allergologici epicutanei (patch test) o esami micologici possono aiutare a confermare la diagnosi ed escludere altre cause. In alcuni casi, l’approccio multidisciplinare con il supporto di un allergologo o micologo può risultare determinante.
Trattamenti disponibili
Il trattamento della disidrosi si basa sull’intensità dei sintomi e sulla frequenza delle recidive. Gli obiettivi principali della terapia sono:
- Ridurre l’infiammazione;
- Alleviare il prurito;
- Prevenire le sovrainfezioni;
- Prolungare le fasi di remissione.
I trattamenti più utilizzati includono:
- Corticosteroidi topici ad alta potenza nelle fasi acute;
- Impacchi umidi e lozioni astringenti (es. solfato di zinco);
- Antistaminici orali per il controllo del prurito;
- Antibiotici in caso di infezione sovrapposta;
- Immunomodulatori topici (es. tacrolimus, pimecrolimus) nei casi cronici o recidivanti;
- In situazioni resistenti, possono essere considerati trattamenti sistemici o fototerapia (PUVA, UVB-NB).
L’approccio terapeutico deve essere sempre personalizzato, tenendo conto delle caratteristiche cliniche del paziente, della storia di malattia e delle eventuali comorbilità.
Gestione e prevenzione
La gestione della disidrosi non si limita alla fase acuta, ma richiede un’attenta prevenzione delle recidive. Alcuni accorgimenti utili includono:
- Evitare l’esposizione a sostanze irritanti (detergenti, solventi, guanti in lattice);
- Utilizzare prodotti idratanti e protettivi a base di urea o glicerina;
- Adottare tecniche di gestione dello stress, come rilassamento o mindfulness;
- Evitare il contatto con metalli allergizzanti;
- Curare tempestivamente eventuali infezioni micotiche;
- Mantenere mani e piedi asciutti, utilizzando calzature traspiranti e cambiando spesso i calzini.
Un’adeguata educazione del paziente è cruciale per il successo terapeutico. Il dermatologo può fornire indicazioni pratiche per ridurre i fattori di rischio e monitorare l’evoluzione della malattia nel tempo.
Considerazioni estetiche e impatto sulla qualità della vita
Oltre al disagio fisico, la disidrosi può avere importanti ripercussioni estetiche e psicologiche. Le lesioni evidenti a livello di mani e piedi possono generare imbarazzo, isolamento sociale e difficoltà relazionali, soprattutto nei contesti lavorativi o interpersonali. Inoltre, il prurito persistente e le recidive frequenti compromettono la qualità del sonno e la serenità quotidiana.
L’approccio terapeutico deve quindi includere una dimensione empatica, orientata al benessere complessivo del paziente, non solo alla risoluzione delle lesioni cutanee. Un trattamento efficace migliora non solo l’aspetto clinico, ma anche la percezione soggettiva della propria immagine corporea.
Fonti
- Sabra M. Lofgren, Erin M. Warshaw, Dyshidrosis: Epidemiology, Clinical Characteristics, and Therapy, Dermatitis Vol.17 n°4, 2006.
- Giuseppe Fabrizi, Calogero Pagliarello. Diagnosi della dermatite atopica. In: La pratica dell’atopia. Springer, Milano, 2008.
- Pietro Donati. Dermatopatologia clinica. Torino: Minerva medica; 2018.
- Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.
- Bahtaoui, W. “Eccema y dishidrosis.” EMC-Podología3 (2022): 1-7.
- Gelmetti, C. “La diagnosi differenziale delle epidermofizie.” European Journal of Pediatric Dermatology4 (2001): 207-10.
- Weisshaar, Elke, Ursula Kallen, and Melanie Weiß. ““The itching hand “–important differential diagnoses and treatment.” JDDG: Journal der Deutschen Dermatologischen Gesellschaft1 (2013): 31-42.
FAQ – Domande frequenti sulla disidrosi
La disidrosi è contagiosa?
No, la disidrosi non è una patologia contagiosa. Si tratta di una condizione infiammatoria della pelle legata a fattori interni ed esterni, come lo stress, le allergie o l’eccessiva sudorazione, ma non si trasmette per contatto.
Quanto dura un episodio di disidrosi?
La durata varia da alcuni giorni a due o tre settimane, a seconda della gravità del quadro clinico e della risposta ai trattamenti. In alcuni casi, la condizione può persistere più a lungo o ripresentarsi ciclicamente.
Quali sono i rimedi più efficaci?
I trattamenti più efficaci comprendono corticosteroidi topici, lozioni astringenti, antistaminici per il prurito e, nei casi più resistenti, fototerapia o immunomodulanti topici. La scelta dipende sempre da una valutazione dermatologica individuale.
La disidrosi può essere curata definitivamente?
Non esiste, ad oggi, una cura definitiva. Tuttavia, una gestione adeguata può ridurre sensibilmente le recidive e migliorare la qualità della vita. L’obiettivo terapeutico è il controllo dei sintomi e la prevenzione delle riacutizzazioni.
Cosa posso fare per prevenire la disidrosi?
È importante evitare i fattori scatenanti noti, utilizzare detergenti delicati, idratare regolarmente la pelle e gestire lo stress. Anche l’uso di guanti protettivi e calzature traspiranti può aiutare a ridurre il rischio di nuove manifestazioni.
Posso applicare creme idratanti durante un episodio attivo?
Sì, ma è fondamentale scegliere prodotti specifici, privi di profumazioni o sostanze irritanti. Le creme a base di urea, ceramidi o glicerina possono essere utili, purché non vadano ad aggravare il quadro infiammatorio in fase acuta.