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Cortisone effetti collaterali

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30 Luglio 2025 Autore: Dott. Fabio Quatra

Il cortisone rappresenta una delle molecole più impiegate nella pratica clinica moderna per la gestione di un’ampia varietà di condizioni patologiche, in particolare malattie infiammatorie croniche, allergie gravi, patologie autoimmuni e alcune forme di cancro. La sua efficacia terapeutica si basa sulla potente azione antinfiammatoria e immunosoppressiva, che consente di ridurre rapidamente sintomi acuti e processi patologici attivi. Nonostante questi benefici, l’uso del cortisone è spesso oggetto di discussione per l’elevato rischio di effetti collaterali, soprattutto nei trattamenti sistemici e di lunga durata.

Negli ultimi decenni, la crescente prescrizione di corticosteroidi, sia a livello ospedaliero che ambulatoriale, ha messo in evidenza la necessità di conoscere a fondo i possibili effetti avversi associati a questi farmaci. Le complicanze possono interessare numerosi organi e apparati, variando da alterazioni metaboliche lievi fino a eventi gravi e potenzialmente irreversibili. La comprensione di tali effetti, così come dei fattori che ne aumentano il rischio, è essenziale per impostare terapie più sicure, personalizzate e consapevoli. In questo articolo verranno analizzati in modo sistematico gli effetti collaterali del cortisone, distinguendo tra manifestazioni acute e croniche, con il supporto della letteratura scientifica più recente.

“Gli effetti collaterali del cortisone possono colpire numerosi organi e sistemi, e aumentano in modo proporzionale alla durata e alla dose della terapia.”

Cos’è il cortisone e come agisce sull’organismo

Il cortisone è un farmaco appartenente alla classe dei glucocorticoidi, ormoni steroidei prodotti fisiologicamente dalla corteccia surrenale e fondamentali per la regolazione di numerosi processi biologici. In ambito farmacologico, il cortisone viene somministrato sotto forma di molecola attiva o di precursori metabolici (come il prednisone), e viene utilizzato per sfruttarne le proprietà antinfiammatorie, immunosoppressive e antiproliferative.

Meccanismo d’azione

Il cortisone agisce legandosi ai recettori intracellulari dei glucocorticoidi, presenti in quasi tutte le cellule del corpo umano. Dopo il legame, il complesso cortisone-recettore migra nel nucleo e modula l’espressione genica, promuovendo o inibendo la trascrizione di proteine coinvolte nella risposta immunitaria e infiammatoria. In particolare:

  • Inibisce la sintesi di citochine pro-infiammatorie (come IL-1, IL-6, TNF-α);
  • Riduce la produzione di prostaglandine e leucotrieni (mediatori dell’infiammazione);
  • Stabilizza le membrane lisosomiali e inibisce l’attivazione delle cellule del sistema immunitario (macrofagi, linfociti, mastociti);
  • Sopprime la migrazione dei leucociti verso il sito di infiammazione.

Questi effetti combinati determinano una netta riduzione della risposta infiammatoria e immunitaria, motivo per cui il cortisone è impiegato in numerose condizioni patologiche acute e croniche.

Differenze tra cortisone e altri corticosteroidi

Il termine “cortisone” viene spesso utilizzato in senso generico, ma è importante distinguere tra i diversi glucocorticoidi sintetici disponibili. Il cortisone stesso è un profarmaco, che necessita di conversione epatica in cortisol (la forma attiva), mentre altri farmaci come prednisone, metilprednisolone, betametasone o desametasone hanno differenti potenze antinfiammatorie, durate d’azione e profili di effetti collaterali.

Farmaco Potenza antinfiammatoria (vs cortisolo) Durata d’azione
Cortisone 0,8 Breve
Prednisone 4 Intermedia
Metilprednisolone 5 Intermedia
Desametasone 25–30 Lunga
Betametasone 25–40 Lunga

 

Questa varietà permette al medico di scegliere il principio attivo più adeguato in funzione della patologia da trattare, della via di somministrazione e del rischio di effetti avversi.

Vie di somministrazione

Il cortisone può essere somministrato attraverso diverse modalità, ciascuna con peculiarità farmacocinetiche e potenziale diverso in termini di effetti sistemici:

  • Orale: per trattamenti sistemici prolungati o cronici (es. artrite reumatoide, lupus);
  • Endovenosa o intramuscolare: per terapie d’urgenza o ad alto dosaggio (es. shock anafilattico, crisi asmatica grave);
  • Topica: in creme, pomate o lozioni per dermatiti, psoriasi, eczema;
  • Inalatoria: in caso di asma o BPCO (es. beclometasone, budesonide);
  • Intrarticolare: per infiammazioni localizzate (es. ginocchio artrosico).

La via di somministrazione influisce significativamente sul rischio di effetti collaterali sistemici: le formulazioni topiche e inalatorie, pur avendo un minor assorbimento sistemico, non sono esenti da rischi soprattutto in caso di uso prolungato o ad alti dosaggi.

“Una gestione personalizzata, con monitoraggio clinico regolare e strategie preventive, permette di ridurre i rischi senza rinunciare ai benefici del trattamento cortisonico.”

Classificazione degli effetti collaterali

Gli effetti collaterali del cortisone sono numerosi e possono manifestarsi a carico di diversi apparati e sistemi, con quadri clinici di entità variabile. La frequenza e la gravità dipendono principalmente da:

  • Dose cumulativa e durata del trattamento;
  • Via di somministrazione (sistemica vs topica/inalatoria);
  • Condizioni cliniche preesistenti del paziente;
  • Età e vulnerabilità individuale (bambini, anziani, immunocompromessi).

Per una migliore comprensione, è utile suddividere gli effetti collaterali secondo il sistema organico coinvolto, come riportato nella seguente tabella:

Sistema coinvolto Tipo di effetto collaterale Manifestazioni cliniche più comuni
Endocrino-metabolico Iperglicemia, osteoporosi, dislipidemie Diabete steroideo, aumento del colesterolo e trigliceridi, fratture
Cardiovascolare Ritenzione idrosalina, ipertensione, scompenso Edemi periferici, pressione arteriosa elevata, peggioramento di scompenso
Gastrointestinale Irritazione mucosa, ulcere, pancreatite Gastrite, ulcera peptica, sanguinamento gastrointestinale
Neurologico e psichiatrico Alterazioni dell’umore, insonnia, psicosi Irritabilità, euforia, depressione, allucinazioni, disturbi del sonno
Muscolo-scheletrico Miopatia, necrosi avascolare Debolezza muscolare, osteonecrosi della testa femorale
Dermatologico Alterazioni cutanee Acne, assottigliamento cutaneo, smagliature, ritardo nella cicatrizzazione
Oftalmologico Alterazioni oculari Cataratta subcapsulare posteriore, glaucoma
Immunitario Immunosoppressione, infezioni opportunistiche Infezioni fungine, batteriche, virali (es. herpes, candidosi)
Ormonale Soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene Insufficienza surrenalica, crisi addisoniana da sospensione brusca
Pediatrico Rallentamento della crescita, pubertà ritardata Ridotta statura, alterazioni endocrine

 

Questa classificazione aiuta a orientare il monitoraggio clinico e laboratoristico durante le terapie con corticosteroidi, soprattutto in caso di uso cronico o in pazienti fragili. Inoltre, consente di pianificare strategie preventive personalizzate in funzione dei sistemi più esposti.

Effetti collaterali a breve termine

L’impiego del cortisone, anche per periodi relativamente brevi, può determinare l’insorgenza di effetti collaterali acuti, generalmente reversibili alla sospensione del trattamento. Tali reazioni si verificano più frequentemente in seguito a somministrazione sistemica ad alte dosi, ma non sono escluse neppure nei trattamenti topici o inalatori intensivi.

Principali effetti acuti osservati:

  • Aumento dell’appetito e del peso corporeo: il cortisone stimola l’appetito e favorisce l’accumulo di tessuto adiposo, soprattutto nella zona addominale e facciale, con distribuzione tipica “a luna piena”.
  • Ritenzione idrosalina ed edemi: l’effetto mineralcorticoide, soprattutto nelle molecole meno selettive, comporta un aumento del riassorbimento di sodio e acqua, con comparsa di gonfiori periferici.
  • Insonnia e alterazioni del ritmo sonno-veglia: i corticosteroidi, in particolare se somministrati al pomeriggio o alla sera, interferiscono con i meccanismi neuroendocrini che regolano il sonno, causando difficoltà di addormentamento o risvegli precoci.
  • Irritabilità e sbalzi d’umore: anche in pazienti senza precedenti disturbi psichiatrici, è possibile osservare euforia, nervosismo, crisi di pianto o aggressività transitoria.
  • Iperglicemia transitoria: nei soggetti predisposti (sovrappeso, intolleranza glucidica, prediabete), l’aumento della gluconeogenesi epatica può comportare un innalzamento rapido della glicemia, a volte tale da richiedere un trattamento temporaneo.
  • Disturbi gastrointestinali: nausea, dispepsia, sensazione di “bruciore” gastrico sono comuni, soprattutto se il farmaco è assunto a stomaco vuoto o senza gastroprotettori.
  • Incremento della pressione arteriosa: l’effetto pressorio è legato alla ritenzione di sodio, all’attivazione simpatica e alla vasocostrizione periferica indotta dai glucocorticoidi.

Questi effetti, pur essendo di solito transitori, devono essere tenuti in considerazione in particolari categorie di pazienti (cardiopatici, diabetici, ansiosi) per evitare peggioramenti clinici improvvisi. Una corretta tempistica di somministrazione (preferibilmente al mattino) e l’uso di dosi minime efficaci sono strategie utili per ridurre l’impatto di tali eventi avversi.

Effetti collaterali a lungo termine

L’uso prolungato di cortisone, anche a dosaggi medi, è associato a un rischio significativamente maggiore di effetti collaterali sistemici. Queste manifestazioni possono insorgere dopo settimane o mesi di trattamento continuo e, in alcuni casi, risultare irreversibili o con esiti funzionali rilevanti. La prevenzione e il monitoraggio regolare sono quindi essenziali nei pazienti che necessitano di terapie croniche.

Principali effetti cronici e complicanze cliniche:

  • Osteoporosi e fratture patologiche: il cortisone inibisce la formazione ossea (osteoblastogenesi) e stimola il riassorbimento osseo (attività osteoclastica), con riduzione della densità minerale ossea. Il rischio di fratture vertebrali e femorali aumenta significativamente già dopo 3 mesi di terapia continuativa.
  • Diabete mellito indotto da steroidi: i glucocorticoidi inducono insulino-resistenza e aumentano la produzione epatica di glucosio. Nei pazienti predisposti, può emergere un diabete di nuova insorgenza, spesso difficile da controllare.
  • Cataratta e glaucoma: il trattamento prolungato può causare cataratta subcapsulare posteriore, e in alcuni casi glaucoma da aumento della pressione intraoculare, anche in assenza di sintomi precoci.
  • Miopatia corticosteroidea: la debolezza muscolare interessa principalmente i muscoli prossimali (cosce, spalle), rendendo difficoltose le attività quotidiane (es. salire le scale). In casi gravi può comparire atrofia muscolare.
  • Osteonecrosi (necrosi avascolare): una complicanza rara ma grave, che può colpire le epifisi ossee (soprattutto la testa del femore), determinando dolore, zoppia e necessità di interventi ortopedici.
  • Soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA): l’inibizione della produzione endogena di cortisolo rende il paziente dipendente dal farmaco. Una sospensione brusca può causare crisi surrenalica acuta, pericolosa per la vita. Anche lo stress acuto (chirurgia, infezioni) può diventare critico in questi soggetti.
  • Infezioni opportunistiche e immunodepressione: il cortisone riduce l’attività delle cellule immunitarie, predisponendo a infezioni batteriche, virali (es. herpes zoster) e fungine (es. candidosi, aspergillosi), con decorso talvolta severo o atipico.
  • Disturbi psichiatrici gravi: a dosaggi elevati possono comparire psicosi steroidea, allucinazioni, paranoia, gravi stati depressivi o maniacali. Tali eventi sono più frequenti nei soggetti con anamnesi psichiatrica, ma possono insorgere anche de novo.
  • Sindrome di Cushing iatrogena: nei trattamenti cronici si può sviluppare un quadro clinico simile alla sindrome di Cushing: volto “a luna piena”, obesità centrale, iperglicemia, irsutismo, fragilità capillare e cutanea.

Queste complicanze richiedono una gestione integrata e un piano terapeutico ben strutturato. L’impiego di dosaggi minimi efficaci, la titolazione progressiva, e la sospensione graduale sono strumenti fondamentali per ridurre l’incidenza e la gravità degli effetti cronici.

Fattori di rischio e suscettibilità individuale

La comparsa e la gravità degli effetti collaterali del cortisone non dipendono esclusivamente dalla dose o dalla durata del trattamento, ma anche da una serie di fattori individuali che influenzano la risposta dell’organismo al farmaco. Riconoscere questi elementi è essenziale per personalizzare la terapia, prevenire complicanze e identificare i pazienti più fragili.

  1. Durata della terapia e dose cumulativa
  • Il rischio di eventi avversi aumenta in modo proporzionale alla durata del trattamento e alla dose totale somministrata. Terapie superiori alle 3–4 settimane, anche a dosi moderate, sono considerate ad alto rischio.
  1. Età del paziente
  • Anziani: maggior rischio di osteoporosi, ipertensione, diabete, infezioni e disturbi cognitivi.
  • Bambini: vulnerabilità allo stallo della crescita staturale e alterazioni dello sviluppo endocrino.
  1. Comorbidità preesistenti

La presenza di patologie croniche aumenta la suscettibilità agli effetti collaterali:

  • Diabete: rischio aumentato di iperglicemia e scompenso glicemico.
  • Osteoporosi: rapida riduzione della massa ossea.
  • Ipertensione e malattie cardiovascolari: aggravamento del profilo pressorio e rischio trombotico.
  • Ulcera peptica o gastrite cronica: rischio di emorragie digestive.
  1. Stato nutrizionale
  • Pazienti con malnutrizione o deficit proteico hanno una risposta tissutale alterata e maggiore suscettibilità a fragilità cutanea, sarcopenia e scarsa cicatrizzazione.
  • Carenze di calcio e vitamina D aggravano la perdita ossea.
  1. Interazioni farmacologiche
  • Farmaci come FANS, anticoagulanti, antidiabetici, antivirali o anticonvulsivanti possono interagire con i corticosteroidi, amplificandone la tossicità o riducendone l’efficacia.
  • L’uso contemporaneo di inibitori del CYP3A4 (es. ketoconazolo, eritromicina) può aumentare i livelli plasmatici di cortisone.
  1. Genetica individuale e polimorfismi recettoriali
  • Alcuni soggetti presentano varianti genetiche nei recettori glucocorticoidi o nei sistemi enzimatici metabolici (es. 11β-HSD1) che possono influenzare la risposta al farmaco e la propensione agli effetti collaterali.
  1. Via di somministrazione
  • Le forme sistemiche (orale, endovenosa) comportano un rischio più elevato.
  • Le formulazioni topiche, inalatorie o intra-articolari sono meno sistemiche, ma non esenti da effetti collaterali se usate cronicamente o su ampie superfici.

Identificare precocemente questi fattori consente al medico di attuare un monitoraggio più stretto, scegliere molecole a minor impatto sistemico e pianificare interventi preventivi (integrazione, dieta, esercizio fisico, screening mirati).

Monitoraggio e prevenzione degli effetti collaterali

Una gestione efficace della terapia cortisonica non può prescindere da un attento monitoraggio clinico e laboratoristico, accompagnato da strategie preventive mirate. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo il rischio di complicanze, mantenendo l’efficacia terapeutica del farmaco.

  1. Valutazione clinica periodica

Durante il trattamento con cortisone, è fondamentale controllare regolarmente:

  • Peso corporeo e pressione arteriosa
  • Glicemia a digiuno e postprandiale
  • Profilo lipidico e funzionalità epatica
  • Esame densitometrico osseo (DEXA) ogni 6–12 mesi nei trattamenti cronici
  • Esame oculistico per identificare cataratta o glaucoma precoce
  • Valutazione psichiatrica o neurocognitiva in caso di sintomi suggestivi
  1. Prevenzione dell’osteoporosi
  • Supplementazione con calcio (1000–1500 mg/die) e vitamina D (800–1000 UI/die) nei pazienti a rischio
  • Terapie specifiche nei casi ad alto rischio: bifosfonati, denosumab, teriparatide
  • Esercizio fisico regolare con carico meccanico (camminata, pesi leggeri)
  1. Protezione gastrica
  • Uso di inibitori di pompa protonica (IPP) o anti-H2 nei pazienti con rischio gastrointestinale (storia di ulcera, età avanzata, FANS concomitanti)
  1. Gestione della glicemia
  • Nei pazienti diabetici o con predisposizione, monitoraggio glicemico ravvicinato e adeguamento della terapia antidiabetica
  • Dieta controllata in carboidrati semplici
  1. Prevenzione delle infezioni
  • Vaccinazione anti-pneumococcica, anti-influenzale e (quando indicato) anti-herpes zoster prima dell’inizio di terapie prolungate
  • Igiene personale scrupolosa e sorveglianza per segni di infezioni opportunistiche
  1. Strategie terapeutiche
  • Utilizzare la dose minima efficace per il tempo più breve possibile
  • Preferire somministrazione al mattino, per ridurre la soppressione dell’asse HPA
  • Terapie intermittenti o alternate se clinicamente compatibili
  • Tapering graduale (riduzione progressiva) per prevenire l’insufficienza surrenalica alla sospensione

Una buona comunicazione medico-paziente è centrale: il paziente deve essere informato sui possibili effetti avversi, sull’importanza dell’aderenza alla terapia e sui segnali da riferire tempestivamente. Solo un approccio proattivo, multidisciplinare e basato sull’evidenza può garantire un trattamento cortisonico sicuro ed efficace.

Cosa ricordare?

Il cortisone rimane un farmaco essenziale nella gestione di numerose patologie infiammatorie, autoimmuni e allergiche. Tuttavia, il suo utilizzo non è privo di rischi: gli effetti collaterali, soprattutto se il trattamento è prolungato, possono interessare molteplici sistemi e compromettere seriamente la qualità di vita del paziente. Per questo motivo, la terapia con corticosteroidi richiede un approccio personalizzato, fondato su un’attenta valutazione clinica, una costante sorveglianza e strategie preventive efficaci. Solo una gestione consapevole può permettere di sfruttare appieno i benefici del cortisone, minimizzandone i potenziali danni.

Fonti:

 

FAQ – Domande frequenti

Il cortisone fa sempre ingrassare?

Non necessariamente. L’aumento di peso dipende da dose, durata, dieta e predisposizione individuale. Un corretto stile di vita può limitarlo.

Posso sospendere il cortisone all’improvviso?

No. Nei trattamenti prolungati è essenziale ridurre la dose gradualmente (tapering), per evitare una crisi surrenalica.

Qual è il rischio maggiore dell’uso cronico di cortisone?

Osteoporosi, diabete e soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene sono tra le complicanze più serie nei trattamenti di lunga durata.

Ci sono alternative al cortisone?

In alcune patologie esistono terapie biologiche o immunomodulanti che possono ridurre o evitare l’uso prolungato di corticosteroidi.

Il cortisone per via inalatoria o topica è più sicuro?

Sì, ha minori effetti sistemici, ma in caso di uso cronico o su grandi superfici anche queste forme possono causare effetti collaterali.

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